Posso richiedere una cessione del quinto anche se non sono in servizio?

Posso richiedere una cessione del quinto anche se non sono in servizio?

 

Molti lavoratori si chiedono se sia possibile richiedere una cessione del quinto anche in momenti particolari, come durante un periodo di malattia, aspettativa o cassa integrazione. La risposta dipende da un aspetto fondamentale: il lavoratore risulta "in servizio" oppure no?

In questo articolo spieghiamo cosa significa non essere in servizio, quali sono le conseguenze sulla possibilità di ottenere il prestito e quali eccezioni esistono.


Cosa dice la normativa: Art. 5 D.P.R. 180/1950

La cessione del quinto è regolata dal D.P.R. 180/1950, che all’articolo 5 stabilisce chiaramente che il prestito può essere concesso solo a chi si trova in attività di servizio:

Art. 5 – Soggetti ammessi alla cessione
“Possono essere cedute quote di stipendio o salario netto mensile da parte di impiegati e salariati dello Stato, delle amministrazioni autonome, delle aziende dello Stato e di ogni altro ente pubblico, i quali si trovino in attività di servizio.”

Questo principio è tuttora applicato sia nel settore pubblico che in quello privato.


Esiste una legge che definisce quando si è "in servizio"?

Non esiste una norma unica che elenchi in modo dettagliato tutti i casi in cui un lavoratore è da considerarsi "non in servizio". Tuttavia, il concetto è stato chiarito nel tempo attraverso:

  • Interpretazioni giurisprudenziali: viene considerato in servizio chi ha un rapporto di lavoro attivo, non sospeso, e percepisce una retribuzione regolare.
  • Circolari di enti pubblici (es. INPS, MEF): indicano che, in caso di assenza per malattia, aspettativa o maternità, il dipendente non è cessionabile finché non dimostra il rientro.
  • Prassi di banche e assicurazioni: per procedere con una cessione del quinto, le finanziarie verificano la presenza di cedolini recenti e retribuzione in corso. Le assicurazioni possono rifiutare il rischio in caso di assenza prolungata.

Quindi, pur in assenza di un elenco ufficiale, fa fede lo stato effettivo del rapporto di lavoro, ovvero:

  • Attività lavorativa in corso;
  • Retribuzione regolarmente percepita;
  • Conferma da parte del datore di lavoro tramite documenti aggiornati.

Quando un dipendente non è in servizio secondo la normativa

Essere non in servizio significa che il lavoratore, pur risultando formalmente assunto, non sta svolgendo effettivamente l’attività lavorativa e/o non percepisce la retribuzione in modo regolare, per una delle seguenti cause:

Esempi pratici di lavoratori non in servizio (non cessionabili)

1. Malattia o infortunio in corso

Il dipendente è assente dal lavoro per motivi di salute. Serve una dichiarazione di rientro o la chiusura del certificato medico per essere cessionabile. 👉 Approfondisci qui: Cessione del quinto con malattia o infortunio: si può fare?

2. Maternità obbligatoria

Durante il congedo di maternità, la dipendente non è considerata in servizio attivo. La cessione si può valutare solo dopo il rientro.

3. Aspettativa non retribuita

In assenza di retribuzione, manca la base per effettuare la trattenuta. Il lavoratore è quindi sospeso e non finanziabile.

4. Cassa Integrazione a zero ore

Anche in questo caso, l’attività lavorativa è sospesa e la retribuzione non proviene dall’azienda, rendendo la pratica sospesa fino a ripresa dell’attività.

5. Sospensione disciplinare o assenza ingiustificata

Il dipendente risulta sospeso e il datore di lavoro non eroga stipendio. Fino a nuova comunicazione ufficiale, la cessione è bloccata.

6. Dimissioni già presentate con esonero dal servizio

Anche se il rapporto è ancora formalmente attivo, il lavoratore non presta servizio e quindi non è cessionabile.


Come dimostrare il rientro in servizio

Sì. Se sei tornato in servizio, puoi fornire:

  • Un nuovo cedolino con retribuzione piena;
  • Una dichiarazione del datore di lavoro che attesta il rientro effettivo;
  • Un certificato medico che chiude il periodo di malattia/infortunio.

In questi casi, la cessione può essere avviata regolarmente.


Ogni situazione va valutata con attenzione

Anche se due situazioni sembrano simili, solo l’analisi della documentazione può stabilire se la cessione del quinto è attivabile. È importante non affidarsi a promesse vaghe, ma rivolgersi a chi conosce bene la normativa e sa come muoversi.


Domande frequenti sulla cessione del quinto se non sei in servizio

Posso richiedere la cessione se sono in malattia?
Solo dopo aver dimostrato il rientro in servizio. Serve una dichiarazione aziendale o la chiusura del certificato medico.
Se sono in maternità posso fare la cessione del quinto?
Durante la maternità obbligatoria non sei considerata in servizio attivo. La pratica può partire solo dopo il rientro effettivo.
Cosa succede se firmo il contratto mentre non sono in servizio?
La finanziaria potrebbe annullare la pratica se scopre l'assenza. È sempre meglio dichiarare correttamente la propria situazione.
La cassa integrazione blocca la cessione del quinto?
Sì, se sei in cassa a zero ore. Può ripartire solo con la ripresa dell’attività lavorativa e la riattivazione dello stipendio aziendale.

Hai dubbi? Contattaci

Se non sei sicuro della tua situazione lavorativa o vuoi sapere se puoi procedere con una cessione del quinto, inviaci la tua documentazione: potremo valutare senza impegno e con la massima trasparenza.



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